È accusato di non aver raccolto la
denuncia per maltrattamenti in famiglia di una donna che poi,
poco più di un anno dopo, è stata uccisa dal marito e di non
aver proceduto nei termini stabiliti alle indagini richieste
dalla Procura, quando la querela venne effettivamente
presentata, il giorno dopo, in un'altra caserma. Per questo per
un luogotenente dei carabinieri, all'epoca vice comandante della
tenenza di Castelfranco Emilia, la Procura modenese con il
procuratore Luca Masini ha chiesto il rinvio a giudizio per
rifiuto di atti di ufficio. Inizialmente erano stati ipotizzati
anche favoreggiamento e falso, per cui è stata chiesta
l'archiviazione.
I fatti risalgono al 13 luglio 2021, quando Gabriela
Trandafir andò in caserma per denunciare Salvatore Montefusco.
L'uomo, il 13 ottobre dell'anno dopo, ha ucciso a fucilate la
moglie e la figlia della donna, Renata, nella loro casa di
Cavazzona di Castelfranco. Omicidio per cui Montefusco è stato
condannato a 30 anni, con una sentenza che ha creato discussioni
per la concessione delle attenuanti generiche valutate
equivalenti alle aggravanti e con il riferimento in sentenza ai
motivi umanamente comprensibili che avevano spinto l'uomo ad
agire.
In sostanza la Procura contesta al militare di non aver
ricevuto la denuncia della donna, prima tentando di convincerla
a fare solo la causa civile di separazione e poi, a fronte della
sua insistenza e nonostante la paura che l'uomo potesse fare del
male a lei e ai figli, le disse di non poter ricevere la querela
in quel momento e di tornare nel pomeriggio. A quel punto
l'avrebbe fatta attendere in sala d'attesa, dove è arrivato
l'avvocato di fiducia del marito. La donna, per paura che
Montefusco venisse a sapere dell'intenzione di denunciarlo, ha
desistito e il giorno dopo è andata a fare denuncia in una
stazione dell'Arma di Bologna. Inoltre, in seguito, il
sottufficiale non avrebbe svolto tutte le indagini chieste dalla
Procura, nei termini previsti.
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