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Un cattivo riposo notturno, oltre a provocare disagi nelle attività diurne, può essere un alert per molte malattie gravi come Parkinson e Alzheimer
La medicina del sonno sta assumendo un ruolo sempre più importante. A Bologna c'è un'eccellenza italiana nel mondo. Focus sulla narcolessia con storie e riflessioni su una sofferenza che toglie il sorriso (copertina Il sogno di Pablo Picasso PHOTO ANSA/ARCHIVIO)
"Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile" canta Francesco Guccini nella sua 'Canzone dei dodici mesi'. Aprile è per antonomasia il mese associato alla sonnolenza. 'Aprile dolce dormire' scandisce un proverbio. Ma quanta fatica si fa oggi per riuscire, la sera, ad addormentarsi serenamente, senza dover ricorrere a strategie, esercizi fisici e mentali, sonniferi, tisane e chi ne ha più ne metta. Secondo gli ultimi dati disponibili, sono 12 milioni le persone colpite da disturbi del sonno in Italia: circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria, con una prevalenza del sesso femminile pari a circa il 60% del totale. Il 20% dei casi riguarda invece bambini e ragazzi. Il dato non va sottovalutato e le conseguenze possono essere serie. Un sonno frammentato e disturbato - spiegano gli esperti - favorisce la deposizione patologica nel cervello di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all'infiammazione, all'arteriosclerosi. Riconoscere, quindi, un disturbo del sonno che comprometta qualità e durata del riposo notturno consente un tempestivo trattamento che eviterà anche pericolose conseguenze diurne quali disturbi dell'umore, cognitivi, di attenzione e sonnolenza fino malattie come Parkinson e Alzheimer ma anche diabete, ipertensione, obesità, calo delle difese immunitarie e difficoltà con la memoria.
Negli ultimi anni, soprattutto per questi motivi, la medicina del sonno sta assumendo un ruolo importante, ma spesso ancora non riconosciuto, nella prevenzione di patologie molto comuni e nel miglioramento della qualità di vita del soggetto che si traduce necessariamente in un minore utilizzo delle strutture sanitarie. Gli obiettivi dell’attività di medicina del sonno sono: la valutazione ipnologica per l’inquadramento clinico dei disturbi del sonno quando indicata; una diagnosi strumentale con polisonnografia, poligrafia o altre modalità di registrazione con prevalente utilizzo di sistemi di registrazione ambulatoriale anche a domicilio del paziente; l'Impostazione di un corretto percorso terapeutico, il più possibile personalizzato sul paziente, anche con l’attivazione di percorsi multispecialistici facilitati, resi possibili dalla collaborazione con altri specialisti della stessa azienda ospedaliera di riferimento o di altre strutture anche universitarie. Importanti poi i controlli periodici dei pazienti con patologie croniche messi in terapia. E in Italia c'è un'eccellenza mondiale che è il Centro per lo studio del sonno dell’Istituto delle scienze neurologiche di Bologna, primo in Europa e tra i primi al mondo ad essersi occupato di questi temi, segue circa 700 nuovi pazienti ogni anno. Tra le tipologie di disturbi del sonno, grande attenzione proprio a Bologna c'è per la narcolessia alla quale in questo approfondimento Magazine, è dedicato un focus con testimonianze e riflessioni
Diabete, ipertensione, obesità, calo delle difese immunitarie e della memoria fino al Parkinson e all’Alzheimer: dormire poco e male è un alert, qualcosa nel nostro organismo non va, e se non si corre ai ripari nel modo giusto i rischi sono seri. Diagnosi e terapia sono essenziali ma essenziale è anche lo stile di vita. Spesso si riduce il tutto con il termine improprio di ‘insonnia’ ma non è esattamente così. I ritmi di vita contemporanei (soprattutto per chi vive e lavora in città) non aiutano ma trovare un equilibrio tra lavoro, vita privata e sociale può già essere una cura.
“L’insonnia è uno dei tanti disturbi del sonno – spiega il professor Giuseppe Plazzi, responsabile della ricerca “Disturbi del sonno e ritmi biologici” presso l'Istituto di scienze neurologiche di Bologna (Irccs) e dal novembre 2022 presidente dell'European narcolepsy network (Eunn) -. Sono sei le categorie fondamentali di disturbi del sonno, l'insonnia è certamente una di queste ed è anche la più frequente, quindi quella con la più alta prevalenza ed incidenza. Gli altri disturbi sono quelli del respiro legati al sonno, i disturbi da ipersonnia diurna quindi l’ipersonnia di origine centrale, i disturbi del ritmo circadiano, le parasonnie e i disturbi del movimento durante il sonno. L'insonnia, in particolare, può essere cronica o di breve durate è si caratterizza da un sonno di scarsa qualità, di breve o insufficiente durata.
Qual è la prima cosa che deve fare chi accusa disturbi del sonno? “Ci sono due cose che può fare in parallelo – consiglia Plazzi -. La prima è parlare con il proprio medico perché l'insonnia può essere, oltre ad una patologia che va comunque trattata, anche un segnale di allarme di qualcosa che non va quindi di altre patologie del nostro corpo. La seconda, fare una sorta di esame con sé stesso per capire quali sono le cose sbagliate del proprio stile di vita che possono anche influenzare il sonno”.
I ritmi di vita contemporanea, soprattutto per chi vive e lavora nelle città, incidono in modo importante sulla qualità e quantità del sonno, ed è un elemento che bisogna tenere in grande considerazione. “All’interno della popolazione lavorativa a livello europeo – rileva Plazzi - circa il 30% delle persone attive fanno i turni. Il lavoro da turnista si sa che incide in modo deleterio sulla qualità del sonno e anche sulla possibilità di causare delle patologie del sonno croniche. Circa il 25%-30% delle persone lavorano come turnisti sviluppano una patologia cronica del sonno: un dato estremamente elevato. Poi ci sono tutte le forme di alterazione dei nostri bioritmi e dei ritmi circadiani causate anche dall’inquinamento luminoso e di quello acustico con l’eccessiva stimolazione sensoriale. Sono tutti elementi che possono provocare dei disturbi del sonno e che possono incidere moltissimo sulla qualità e anche sulla quantità del sonno tanto che registriamo un'alta percentuale sia di adolescenti che di adulti che presentano ormai una privazione del sonno cronica”.
Cosa rischia al livello fisico e mentale chi non si prende cura della propria qualità del sonno? “Il sonno – risponde Plazzi che è anche responsabile scientifico e coordinatore dell'ambulatorio per la narcolessia e le ipersonnie dell'Irccs di Bologna - non è soltanto un momento di riposo e di ristoro che peraltro è la sua funzione fondamentale, ma è anche un momento di attivazione dei sistemi che archiviano i nostri ricordi, quindi per la memoria, e un momento fondamentale per il riassetto dei ritmi endocrinologici a partire dall’insulina ma anche del cortisolo. Il sonno è un momento di riadattamento del nostro sistema cardiovascolare, momento fondamentale, e quindi con la sua privazione rischiamo disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione, disturbi metabolici a partire da un aumento della resistenza insulinica e quindi di contrarre il diabete, disturbi del metabolismo dei grassi e quindi un aumento del peso corporeo, disturbi legati al nostro sistema cardiovascolare con una tendenza all’aumento della pressione, all’ipertensione, e infine al sistema immunitario e alla memoria che, si sa, sono strettamente legati. In ultima analisi, un buon sonno è una garanzia per una buona difesa immunitaria. Un altro elemento è poi quello delle mattie neurodegenerative provocate da una scarsa qualità del sonno. Ci sono tanti studi oggi che dimostrano come la qualità del sonno e una giusta quantità del sonno siano fondamentali per evitare la riposizione di proteine anomale, si chiamano proteine mal ripiegate (misfolded), che sono responsabili di tutte le forme fondamentali di disturbi neurodegenerativi che affliggono l'uomo come la malattia dell’Alzheimer e tutte le patologie ad essa simili ovvero le taupatie legate all'accumulo di proteina tau nel cervello, e la malattia del Parkinson in tutte le sue differenziazioni. Quindi la pulizia del nostro cervello, durante il sonno protegge da queste patologie”.
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La medicina del sonno è diventata ormai una branca multidisciplinare della medicina che coinvolge, oltre ai neurologi, diverse specialità come psichiatri, psicologi, pneumologi, otorinolaringoiatri, chirurghi maxillofacciali, odontoiatri e pediatri. Le principali patologie di interesse della medicina del sonno sono: le insonnie, i disturbi del movimento e comportamentali durante il sonno, le ipersonnie ed i disturbi della vigilanza, i disturbi respiratori durante il sonno. Il Centro per lo studio del sonno dell’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna (ISBN), primo in Europa e tra i primi al mondo ad essersi occupato di questi temi, segue circa 700 nuovi pazienti ogni anno. Dispone della maggiore casistica europea, ed è primo nel continente per pubblicazioni sul tema, terzo al livello mondiale dopo Stanford e Harvard. Fondato nel 1969 da Elio Lugaresi, riconosciuto a livello internazionale come uno dei padri fondatori della Medicina del sonno, il Centro è riferimento internazionale in particolare per la Narcolessia e per i disturbi motori.
Qui i pazienti vengono sottoposti a polisonnografie, un esame del sonno che combina la videoregistrazione in diretta con il contemporaneo monitoraggio sincronizzato dell’encefalogramma. Un tecnico specializzato sorveglia costantemente il sonno del paziente, pronto ad intervenire se necessario, per esempio se la persona mette in atto comportamenti potenzialmente pericolosi. La sincronizzazione delle due registrazioni permette una definizione precisa del disturbo. Consente, infatti, di rilevare eventuali posizioni anomale del corpo, movimenti ripetitivi, contrazioni muscolari, crisi epilettiche. La rilevazione fornisce indicazioni importanti sulle possibili terapie, che variano a seconda del disturbo osservato. Sono due le stanze dedicate a questo tipo di esami. Ogni stanza è dotata di microfono e videocamera. Le polisonnografie vengono effettuate sia di notte, che di giorno, 4 alla settimana quelle notturne, per un totale di 200 all’anno, 150 quelle diurne. L’ISNB ha sviluppato una specifica linea di ricerca per lo studio delle patologie del sonno in tutti i loro aspetti, clinici, neurofisiologici, genetici e sociali, con particolare attenzione a forme rare ma altamente disabilitanti come la narcolessia, e a tematiche ad elevato impatto sociale come la sonnolenza diurna e gli incidenti stradali.
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"Sono un ragazzo di 30 anni e vivo nella provincia di Trento. Il mio rapporto con la narcolessia è nato durante le scuole superiori con sporadici e involontari addormentarmi sul banco di scuola. A questi episodi, inoltre, notai che la mia “finestra “ di attenzione era ridotta rispetto a quella dei miei compagni". Daniel racconta il suo percorso e la sua battaglia con la narcolessia. "Per me riuscire a rimanere seduto al banco per tutta l’ora senza chiedere di uscire per muovermi un po’ era molto difficile. Questa situazione si ripeteva anche fuori dalla scuola nei momenti di studio. Con il passare degli anni questa sonnolenza divenne sempre più forte e ogni viaggio in treno o corriera si trasformava in una dormita da cui non traevo alcun ristoro. Anzi. Il più delle volte mi svegliavo più stanco di prima. Cercai una risposta da svariati specialisti ma senza successo, alcuni davano la colpa allo stress, altri all’alimentazione. Tutto questo ha avuto un impatto negativo sulla mia vita lavorativa perché non riuscivo ad impegnarmi come volevo e a svolgere un lavoro discreto dato che ero sempre assonnato, per me la pausa pranzo non serviva per rifocillarmi ma dovevo utilizzarla per dormire". L'impatto della sofferenza causata dalla narcolessia ha inciso molto sulla vita di Daniel. "La narcolessia - sottolinea - ha svolto un ruolo da antagonista anche nella mia vita sociale facendomi chiudere in me stesso ed evitare tutti quei posti, eventi, momenti dove ci sarebbe stata più probabilità di addormentarmi, come il cinema, guardare una partita, una gita fuori porta con amici, una sala d’attesa. Dopo mote visite finalmente sono stato indirizzato all’ospedale Bellaria di Bologna dove, qualche anno fa, ho iniziato una terapia farmacologica. Da quel giorno ho ricominciato a vivere una vita “normale senza che le mie giornate siano scandite da addormentarmi ed accompagnate da confusione mentale".
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Dormire bene, per una notte intera, calmi e risvegliandosi al mattino dopo riposati. A molti italiani questa apparentemente semplice routine riesce difficile: sono infatti 12 milioni le persone colpite da disturbi del sonno nel nostro Paese. Si stima che circa 1 adulto su 4 soffra di insonnia cronica o transitoria, con una prevalenza del sesso femminile pari a circa il 60% del totale. Il 20% dei casi riguarda invece bambini e ragazzi. Un quadro tratteggiato dalla Società italiana di neurologia (Sin) e dall'Associazione italiana di medicina del sonno (Aims) in occasione della Giornata mondiale dello scorso 15 marzo. Dormire il giusto numero di ore e bene per gli esperti è una delle chiavi del benessere psicofisico. "Quello del sonno è un problema trascurato, eppure il legame tra sonno e salute è molto forte - sottolinea il professor Giuseppe Plazzi che evidenzia anche i rischi di un fai da te sui medicinali per dormire meglio. Dagli integratori, "che possono fare bene, male o far nulla" ai farmaci contro l'insonnia, che magari si 'tramandano' in famiglia quando il disturbo e' diffuso. "L'uso inappropriato e prolungato di farmaci per l'insonnia - prosegue - è la causa numero uno del perdurare di questa problematica. Così non ci si libera del disturbo, ma tutto il contrario" . Per Plazzi,se non si riesce a dormire bene il primo intervento riguarda gli stili di vita. Una regola che si puo' seguire è quella del 3-2-1-0. "Mangiare tre ore prima di dormire, senza 'spiluccare' altro dopo ma bevendo solo acqua, due ore prima staccare dal lavoro e dalle email, un'ora prima dai device (tablet e telefono) e dalle luci troppo forti. Infine, al mattino, alzarsi regolarmente quando suona la sveglia. Senza, diciamo, momenti eccessivi di aggiustamento". Se poi nonostante uno stile di vita impeccabile, i problemi persistono ci si puo' rivolgere al medico prima di assumere farmaci. "I farmaci ipnoinducenti, che sono prescrivibili in Italia, richiedono un piano, un programma per cominciare a prenderli, per poi decidere quando e come sospendere".
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I primi risultati di una campagna di immersioni per identificare e quantificare le specie ittiche costiere in 62 siti marini e in particolare lungo le coste della Calabria bagnate sia dal Tirreno che dallo Ionio (foto copertina di Antonio Di Franco per gentile concessione)
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