(ANSA) - BELGRADO, 11 APR - I giudici dell'Aja hanno
condannato oggi in appello a 10 anni di reclusione per crimini
di guerra e contro l'umanita' l'ultranazionalista serbo Vojislav
Seselj, che era stato assolto in primo grado il 31 marzo 2016
per insufficienza di prove. Seselj, che e' deputato al
parlamento di Belgrado e leader del Partito radicale serbo
(Srs), e' stato riconosciuto colpevole per tre dei nove capi di
accusa, in particolare per l'odio etnico, i maltrattamenti, le
persecuzioni e le deportazioni della popolazione croata in
Voivodina (nord della Serbia) durante le guerre degli anni
novanta nella ex Jugoslavia. L'esponente ultranazionalista
tuttavia non andra' in carcere dal momento che nella sentenza di
condanna e' stato calcolato il periodo trascorso in detenzione
da Seselj a Scheveningen (il carcere del Tribunale dell'Aja) dal
febbraio 2003, quando si consegno' ai giudici, al novembre 2014,
quando fu rilasciato temporaneamente per ragioni di salute e per
curarsi in Serbia. A pronunciare la sentenza di secondo grado,
che e' definitiva, sono stati i giudici dello speciale
Meccanismo per i tribunali penali internazionali (Mict),
subentrato al Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) che
ha chiuso i battenti alla fine dello scorso anno. L'accusa aveva
chiesto ai giudici d'appello la condanna di Seselj a 28 anni di
reclusione o l'istruzione di un nuovo processo. L'imputato non
era oggi presente in aula, confermando la sua posizione di
assoluta indifferenza al procedimento giudiziario a suo carico,
ribadita a piu' riprese dal suo ritorno in Serbia nel 2014. In
una prima reazione alla condanna odierna, Seselj ha parlato di
"sentenza scandalosa e del tutto illegittima", contro la quale
presentera' ricorso. A suo avviso i giudici "hanno assolutamente
mentito" dal momento che in Voivodina "non vi fu nessun attacco
sistematico a sfondo etnico e non un solo croato fu deportato
dalla Serbia". I croati di Voivodina da parte loro hanno
commentato la sentenza parlando di "piccolo sollievo" per tutto
quello che ha subito la comunita' croata durante gli anni
novanta. "Possiamo dire che un minimo di giustizia e' stata
fatta", ha detto Tomislav Zigmanov, presidente della Comunita'
croata di Voivodina. In Bosnia la condanna di Seselj, pur in
ritardo, e' stata ritenuta una parziale correzione
all'ingiustizia della precedente sentenza assolutoria del Tpi.
Le Madri di Srebrenica tuttavia si sono dette deluse
dall'entita' della pena giudicata troppo lieve. A Belgrado una
organizzazione giovanile per i diritti umani ha chiesto che a
Seselj, dopo la condanna per crimini di guerra, venga revocato
il mandato parlamentare.
Vojislav Seselj si consegno' volontariamente al Tpi nel
febbraio 2003 restando detenuto nel carcere di Scheveningen fino
alla fine del 2014, quando fu rilasciato temporaneamente per
ragioni di salute, e da allora non ha piu' fatto ritorno in
Olanda. (ANSA)
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