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>ANSA-INTERVISTA/ Rof: Scappucci, Rossini sa di vento e di mare

Sul podio per Il Turco in Italia, "all'Italia devo tutto"

(dell'inviata Alessandra Massi) (ANSA) - PESARO, 9 AGO - Direttore d'orchestra o direttrice d'orchestra? "Faccia lei". Speranza Scappucci non è interessata alle definizioni di genere. Preferisce parlare con entusiasmo di Rossini e de Il Turco in Italia del Rossini Opera Festival, che stasera dirige alla guida dell'Orchestra Filarmonica Rossini e del coro "Mezio Agostini", con un cast di stelle della lirica (Erwin Schrott, Eva Peretyatko, Nicola Alaimo tra gli altri).
    Poco più di 40 anni, romana, una gran chioma bionda e ricciuta, ha già diretto La Cenerentola e lo stesso Turco, ma farlo a Pesaro è un'altra cosa "per la presenza del Rof e perché Rossini è nato qui e la sua presenza si sente. Questo è un tempio della filologia rossiniana". Definisce Il Turco un'opera "mozartiana, ci sono elementi del Rossini frizzante del Barbiere di Siviglia e momenti di sottile malinconia. E poi - riflette - è una musica che richiama il vento e me ne sono resa conto venendo qui a Pesaro". Speranza Scappucci nasce come pianista, e si considera "ancora una pianista, tanto che per Il Turco in Italia, oltre a dirigere suono il fortepiano". Dopo il Conservatorio di Santa Cecilia, ha proseguito gli studi alla Juilliard School of Music di New York, poi è andata a Vienna, una carriera fatta "per scelta e per destino". Ha lavorato per anni come maestro collaboratore, che accompagna i cantanti, il coro e segue le prove. Da lì il salto alla direzione di opera è stato naturale, a 37 anni, "quando ho sentito che avevo da raccontare qualcosa con la musica. E poi sono innamorata della voce, del canto. Ma ho diretto anche musica sinfonica al Maggio Musicale Fiorentino e ho già degli impegni con l'Orchestra Toscanini a Parma".
    Insomma "sono due repertori che si integrano l'uno con l'altro". La sua agenda è fitta di impegni, molti all'estero, ma non si sente un'italiana costretta a emigrare per vedere riconosciuto il proprio talento. "Sono orgogliosa dei miei studi italiani, il cui valore è stato riconosciuto anche alla Juilliard. Credo - spiega - che oggi i giovani vivano in un mondo globalizzato grazie alla possibilità di viaggiare e grazie a internet. Quindi bisogna aprirsi, conoscere nuovi mondi, ma senza dimenticare da dove si viene, le proprie radici. Io all'Italia devo tutto". E tra i suoi maestri cita quelli del conservatorio: "Sergio Perticaroli e Fausto Di Cesare", a New York Gyorgy Sandor e Samuel Sanders. Ma ci sono anche i grandi direttori come "Muti, Mehta, Ozawa". (ANSA).
   

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