A causa del ricovero al Gemelli e della successiva convalescenza era dovuto rimanere assente da diversi eventi giubilari. Ma a quello dedicato agli ammalati e al mondo della sanità non ha voluto assolutamente mancare. La sorpresa del Papa arriva al termine della messa celebrata in Piazza San Pietro dall'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto per l'Evangelizzazione: Francesco, in sedia a rotelle, sbuca all'improvviso sul sagrato vaticano, inatteso da tutti, spinto dal fedele assistente Massimiliano Strappetti e con accanto anche il segretario personale don Juan Cruz Villalon.
Grandi l'entusiasmo e l'emozione tra gli oltre 20 mila presenti, tutti in piedi ad applaudirlo, tra scene anche di commozione. Il Pontefice, sorridente, saluta da vicino molte persone nelle file sul sagrato, poi viene portato davanti all'altare, da dove dà la benedizione insieme a Fisichella. Viene letto anche un suo breve messaggio di ringraziamento. Bergoglio appare un po' dimagrito, con le cannule dell'ossigeno al naso, ma in condizioni migliori rispetto all'uscita dall'ospedale di due domeniche fa. Anche la voce, pur ancora flebile, è migliorata. "Buona domenica a tutti. Grazie tante!", ripete alla folla, dopo aver ticchettato sul microfono per vedere se funziona, avendo fatto cilecca una prima volta.
I segni che le terapie contro la polmonite bilaterale e la riabilitazione sia motoria che respiratoria stanno funzionando ci sono tutti. Il Papa tra l'altro, condividendo in tutto la condizione degli ammalati protagonisti dell'odierno Giubileo, vuole essere a tutti gli effetti "pellegrino tra i pellegrini": prima del saluto ai fedeli in piazza si confessa nella Basilica, si raccoglie in preghiera e attraversa la Porta Santa, fa sapere la Sala stampa vaticana. Negli ultimi due giorni era trapelata la possibilità di qualcosa di nuovo dal Papa alla messa o all'Angelus di oggi. Si pensava a un'eventuale comparsa in video, ma alla fine la cosa sembrava tramontata. Lo stesso mons. Fisichella, introducendo la lettura dell'omelia preparata da Francesco dice: "A pochi metri da noi papa Francesco, dalla sua stanza a Santa Marta ci è particolarmente vicino e sta partecipando come tanti malati, tante persone deboli, a questa Santa Eucaristia attraverso la televisione". E invece tanta è la volontà di partecipare che il Pontefice non compare in video, ma proprio di persona, uscendo per la prima volta da Santa Marta dal giorno della dimissione dal Gemelli.
Un segno di buon auspicio anche per i prossimi riti di Pasqua, ai quali, pur non presiedendo le liturgie, Francesco mostra di poter essere presente. "La malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili", dice nell'omelia di oggi. "Con voi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l'esperienza dell'infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno - aggiunge -. Non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare". "Affrontare insieme la sofferenza ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità", afferma, citando papa Ratzinger per cui "una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana".
All'Angelus, poi, Francesco prega "per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni. La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata". Per questo, è l'auspicio, "si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri". Infine prega ancora per la pace, in tutte le terre colpite da guerre e anche nel Myanmar, piegato dal sisma: "nella martoriata Ucraina, colpita da attacchi che provocano molte vittime civili, tra cui tanti bambini. E lo stesso accade a Gaza, dove le persone sono ridotte a vivere in condizioni inimmaginabili, senza tetto, senza cibo, senza acqua pulita. Tacciano le armi e si riprenda il dialogo; siano liberati tutti gli ostaggi e si soccorra la popolazione". In questo "Giubileo della speranza", un segno di speranza lo dà anche il Papa mostrandosi di nuovo al mondo.
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